Trattamento dei disturbi mentali o della personalità finalizzato al raggiungimento di un benessere psichico del soggetto (psicoterapia) eseguito con più persone.
E' possibile distinguere alcune tipologie orientative di organizzazione e di intervento dei gruppi costituiti a scopo psicoterapeutico.
1) Gruppi aperti / gruppi chiusi : nei primi si può essere ammessi al gruppo o uscire da esso in qualsiasi momento; nei secondi si può partecipare all'attività solo dall'inizio e fino alla conclusione naturale del lavoro.
2) Gruppi omogenei / gruppi disomogenei: nei gruppi omogenei ci si occupa specifici disturbi, problemi ed obiettivi oppure sono ammesse solo persone che abbiano qualcosa in comune (età, sesso, tipo di problema); nei gruppi disomogenei, invece, è ammesso chiunque, sebbene possano esistere delle regole di esclusione (come il comportamento aggressivo). Sono gruppi omogenei quelli che si occupano della cosiddetta riabilitazione psicosociale per i disturbi legati alla schizofrenia (grave disturbo mentale), agli attacchi di panico (disturbo mentale caratterizzato da disagio e paura), all'obesità, alla dipendenza (da alcol, droghe, farmaci, fumo), ecc.
3) Gruppi direttivi / non direttivi: nei gruppi direttivi, il terapeuta dirige esplicitamente la comunicazione (decide chi abbia la parola, stabilisce i tempi, fa domande); nei gruppi non direttivi, invece, l'attività di comunicazione può prendere qualsiasi piega e può coinvolgere liberamente chiunque in qualsiasi momento ed in qualsiasi modo (con l'ovvia esclusione della violenza).
4) Gruppi verbali / gruppi agiti: nei gruppi verbali si utilizzano prevalentemente le "parole", anche per esprimere le emozioni; nei gruppi agiti, invece, le emozioni possono essere espresse con le "azioni", attraverso particolari tecniche di role playing (gioco di ruoli) e di psicodramma ("recitazione").
5) Gruppi psicoeducazionali / gruppi psicoterapeutici: nei primi l'operatore svolge prevalentemente una funzione di "insegnante" con i membri del gruppo che assumono, a loro volta, il ruolo di "allievi"; nei secondi, invece, l'operatore facilita l'espressione e l'elaborazione di problemi emotivi attraverso un gran numero di differenti tecniche e strumenti.
6) Gruppi di autoaiuto: non è prevista la presenza di un operatore professionale, ma tutt'al più di una "guida" (detta anche helper) che svolge facilita la comunicazione; solitamente l'helper è una persona che ha già attraversato un percorso di superamento dello stesso problema affrontato nel gruppo.
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