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Terapia Fotodinamica (Oculistica)

E' un metodo di cura della cosiddetta neovascolarizzazione sottoretinica, una maculopatia degenerativa (alterazione della retina, ovvero la parte dell'occhio che trasforma gli stimoli luminosi in segnali elettrici che, inviati al cervello, permettono la visione) tipica degli anziani e delle persone affette da forte miopia (difetto della vista; il miope vede annebbiate le immagini di cose lontane. La terapia fotodinamica prevede la combinazione tra un particolare laser (luce molto intensa) ed un mezzo di contrasto (un particolare farmaco) iniettato per via endovenosa. La luce del laser attraversa la retina senza danneggiarla ed attiva il farmaco (verteporfirina) che, iniettato in una vena del braccio, si concentra laddove è presente la malattia (parte inferiore della retina). Si tratta, dunque, di una tecnica dall'effetto molto selettivo: risparmia i tessuti sani e distrugge quelli malati. La terapia fotodinamica ha come scopo quello di stabilizzare la lesione, impedendo che questa si allarghi portando ad un'ulteriore perdita di funzione visiva. Questo trattamento non può ridare la vista che si aveva prima, ma senza dubbio rallenta, fino a bloccare, la progressiva e inesorabile perdita di vista che si avrebbe se la lesione non fosse trattata. E' una procedura indolore, non-invasiva che è fatta ambulatorialmente. Il paziente viene fatto appoggiare su un particolare strumento. Il medico gli somministra alcune gocce di un anestetico locale e gli applica una lente a contatto per visualizzare la retina. Il paziente non deve fare altro che guardare dritto davanti a se mentre l'oculista dirige il fascio laser direttamente sulla zona malata, aiutandosi ad individuarla in modo preciso usando l'angiografia, che è una particolare radiografia delle arterie (nelle quali è stato precedentemente iniettato uno speciale liquido di contrasto) come "mappa". Il paziente va a casa immediatamente dopo il trattamento ed è rivisitato a distanza di un mese per ripetere un'angiografia di controllo. Mediamente sono necessari 3-4 trattamenti da ripetersi ogni 3 mesi. Prima di ogni trattamento è importante eseguire un attento esame angiografico con fluoresceina e/o verde di indocianina che serve a identificare con estrema precisione i limiti, le caratteristiche e le dimensioni della lesione. Poiché la verteporfina è una sostanza che è trasformata in sostanze tossiche dalla luce, è importante che, i due giorni dopo il trattamento, il paziente eviti l'esposizione alla luce solare e indossi un paio di occhiali scuri che gli saranno forniti. Dopo due giorni la sostanza è eliminata dal corpo e si possono riprendere le proprie abitudini. La terapia fotodinamica non è eseguibile in caso d'insufficienza epatica (cattivo funzionamentodel fegato) e di gravidanza. Nel primo caso la controindicazione è dovuta al fatto che la sostanza viene eliminata dal fegato, nel secondo caso perché non si conoscono gli effetti che la verteporfina può avere sul feto.



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