Tecnica diagnostica utilizzata in gravidanza per valutare lo stato di benessere del feto.
La flussimetria è una tecnica ecografica e, pertanto, sfrutta gli ultrasuoni, che sono onde sonore non percepibili dall'orecchio umano.
In una normale ecografia gli ultrasuoni penetrano nell'addome materno e, quando arrivano al feto, vengono in parte riflessi (cioè tornano indietro). L'apparecchio trasforma i suoni riflessi in immagini visibili su un monitor.
La flussimetria è una variante dell'ecografia che sfrutta un fenomeno fisico chiamato effetto Doppler, consistente nel fatto che se si dirige verso un corpo in movimento un suono, questo rimbalza, generando un suono diverso (il cosiddetto suono riflesso) le cui caratteristiche dipendono dalla velocità del corpo in movimento. Ciò è sfruttato per lo studio delle malattie dell'apparato circolatorio e, nel caso particolare della flussimetria, per studiare il flusso del sangue di una donna in stato di gravidanza o del suo futuro bambino (feto). Quando gli ultrasuoni attraversano un vaso sanguigno del feto, infatti, vengono riflessi dai globuli rossi, ma, dato che i globuli rossi sono in movimento, la frequenza (cioè il numero di ultrasuoni nel tempo) del fascio di ultrasuoni di ritorno sarà diversa da quella iniziale. Il computer dell'ecografo analizza questa variazione di frequenza ed il risultato dell'analisi fornisce dei dati sulla velocità del flusso del sangue. Questi dati, opportunamente valutati dal medico, forniscono informazioni sullo stato del sistema circolatorio del feto e, indirettamente, sul livello di ossigenazione e di benessere fetale.
La flussimetria non è un esame di routine, ma viene richiesto in casi particolari, per la madre o per il bambino. In entrambi i casi si tratta di un esame completamente innocuo, che dura circa quindici minuti.
Per la madre è eseguita intorno alla ventiduesima settimana di gravidanza per valutare lo stato di vascolarizzazione (processo di formazione di nuovi vasi sanguigni) della placenta (struttura che serve a fornire ossigeno e altre sostanze al feto). Ciò è importante per segnalare la presenza di una gestosi (malattia della gravidanza) o di un ritardo della crescita del feto. L'esame è consigliato alle donne in prima gravidanza con fattori di rischio per ipertensione (aumento della pressione del sangue) e diabete (malattia caratterizzata da un aumento molto irregolare della concentrazione di zucchero nel sangue dovuto all'incapacità del pancreas di produrre l'ormone insulina) ed alle donne che in precedenti gravidanze hanno mostrato diabete gestazionale (forma di diabete tipico di certe gravidanze), gestosi, ritardo di crescita ecc..
Per il feto, la flussimetria è prescritta dal medico nei casi in cui si sospetta un ritardo di crescita o quando la madre presenta qualche malattia che potrebbe limitarne lo sviluppo. Quest'esame, che in genere è richiesto alla fine del secondo trimestre o durante il terzo trimestre, consiste nel misurare la velocità del flusso sanguigno a livello di certi vasi sanguigni del feto (arterie ombelicali e arterie cerebrali medie) per valutare la possibilità che ci si possa trovare di fronte alla cosiddetta "centralizzazione del flusso", che è una condizione in cui la placenta non riesce ad ossigenare e a nutrire adeguatamente il feto, il quale si difende assicurando al cervello, con la vasodilatazione (aumento del diametro dei vasi sanguigni), una quota maggiore di sangue rispetto agli altri organi e tessuti. La centralizzazione del flusso, soprattutto se associata a ritardo di crescita del feto, può imporre al ginecologo il ricovero in ospedale della paziente e, nei casi più gravi, l'interruzione della gravidanza, provocando il parto o eseguendo il taglio cesareo (parto che avviene mediante incisione dell'addome e dell'utero).
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