E' una tecnica medica consistente nel sottrarre all'organismo una certa quantità di sangue (circa 350-400 ml), per curare malattie caratterizzate da sovraccarico di ferro nell'organismo.
Prelevare sangue in tali quantità, se non c'è un'indicazione medica esplicita, vuol dire affaticare l'apparato cardiocircolatorio, provocare un'anemia, o sottrarre all'organismo elementi fondamentali contenuti nel sangue e da questo portati in tutte le parti dell'organismo. Talvolta, ciò si rende necessario a scopo curativo. Il salasso terapeutico, infatti, può essere una terapia molto efficace nelle malattie da sovraccarico di ferro.
Tra tali malattie ci sono l'emocromatosi (assorbimento eccessivo del ferro contenuto negli alimenti, che va ad accumularsi nell'organismo), per la quale il salasso terapeutico è la terapia salvavita, la porfiria cutanea tarda (una malattia ereditaria, caratterizzata da accumulo di ferro e dalla comparsa sulla pelle di vesciche e bolle molto fastidiose e dolorose), per la quale la salassoterapia elimina le alterazioni cutanee, la policitemia vera (malattia tumorale caratterizzata da un eccesso di globuli rossi) e, saltuariamente, la bronchite cronica (infezione dei bronchi in cui i bassi livelli di ossigeno circolante stimolano la produzione di globuli rossi in quantità eccessive) e l'epatite virale cronica.
Come si esegue il salasso? Incidendo con una lancetta (piccolissimo bisturi) o pungendo con un grosso ago una delle vene che si trovano nella piega del gomito.
Si tratta di un procedimento pericoloso? Assolutamente no, soprattutto in considerazione del fatto che un salasso va programmato solo dopo aver valutato accuratamente le condizioni generali del malato. Solitamente, si tratta di una terapia efficace e ben tollerata. Tuttavia, è possibile che il paziente avverta qualche fastidio (dolore alla puntura, difficoltà a trovare la vena, sensazione di capogiro).
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