E' l'insieme degli interventi chirurgici eseguiti sulle ghiandole surrenali, che sono due ghiandole localizzate ciascuna sopra un rene.
La ghiandola surrenale viene di solito isolata e asportata con tecniche di chirurgia mininvasiva (laparoscopia). Il chirurgo esegue una piccola incisione cutanea attraverso la quale introduce un laparoscopio, un tubo sottile dotato di una telecamera e degli strumenti chirurgici. In tal modo, l'intervento è video-guidato, cioè seguito in ogni momento e con estrema precisione su un monitor. Un tale intervento evita l'apertura della parete addominale necessaria per eseguirlo nel modo tradizionale. Le cicatrici residue sono quasi invisibili, la permanenza in ospedale è più breve ed il paziente può tornare alle proprie attività quotidiane nel giro di pochi giorni. E' necessaria l'anestesia generale.
La chirurgia laparoscopica è usata soprattutto in caso di iperaldosteronismo (che è una malattia dovuta ad un'eccessiva produzione di aldosterone, sostanza che regola il metabolismo del sodio e del potassio effettuato dal rene, portando il sodio all'interno delle cellule ed il potassio al loro esterno), per il trattamento di tutti i tumori benigni delle ghiandole surrenali ed in caso di feocromocitoma (che è un tumore tipico delle ghiandole surrenali). Tuttavia, per la cura dei tumori maligni si ricorre alla chirurgia tradizionale, per impedire che la laparoscopia possa favorire la diffusione di cellule tumorali nella cavità addominale.
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