Esame strumentale utilizzato prevalentemente per la diagnosi dell'embolia polmonare (blocco improvviso dell'arteria polmonare, con conseguente riduzione di afflusso di sangue ai polmoni) e per seguire il decorso della terapia attuata (follow-up), eventualmente rilevando la comparsa di recidive ("ricadute").
La scintigrafia è una metodica diagnostica, che utilizza radioisotopi, ovvero sostanze che, una volta iniettate nel corpo umano, raggiungono organi specifici (detti organi bersaglio) in base alle loro caratteristiche e da lì inviano radiazioni gamma. Le radiazioni sono raccolte da un apparecchio (gamma camera) e tradotte da questo in segnali elettrici, che vengono rielaborati, fornendo un'immagine della loro distribuzione. Da tale immagine si può risalire alla struttura dell'organo e, con opportuni accorgimenti, anche alla sua funzionalità.
Nel caso specifico della scintigrafia polmonare perfusionale, si somministra al paziente una sostanza derivata dall'albumina umana (una proteina del sangue) marcata, vale a dire precedentemente trattata con una sostanza radioattiva (tecnezio 99). Questo tipo di albumina, avendo un diametro maggiore di quello dei vasi capillari polmonari, una volta iniettata per via venosa, vi rimane intrappolata con un'entità relazionabile a quella del flusso con cui scorre il sangue.
Come si effettua l'esame? Anzitutto, si effettua una radiografia del torace (2P, ovvero in due proiezioni), necessario per una corretta interpretazione dell'esame. Poi, si fa sedere il paziente e gli si inietta il radioisotopo in vena. Subito dopo inizia l'acquisizione delle immagini, che dura per circa 30 minuti. L'interpretazione delle immagini ottenute fornisce una stima dell'afflusso di sangue (per fusione) in ciascun polmone o in singole regioni polmonari.
La scintigrafia è una tecnica molto sensibile e non è pericolosa, giacché i radioisotopi utilizzati non possono provocare reazioni allergiche, sono eliminati rapidamente dall'organismo ed emettono radiazioni in minima quantità.
|