Esame strumentale del fegato e delle vie biliari, ovvero l'insieme dei "canali" attraversati dalla bile, che è un liquido prodotto dal fegato indispensabile per i processi della digestione.
La scintigrafia è una metodica diagnostica, che utilizza radioisotopi, ovvero sostanze che, una volta iniettate nel corpo umano, raggiungono organi specifici (detti organi bersaglio) in base alle loro caratteristiche e da lì inviano radiazioni gamma. Le radiazioni sono raccolte da un apparecchio (gamma camera) e tradotte da questo in segnali elettrici, che vengono rielaborati, fornendo un'immagine della loro distribuzione. Da tale immagine si può risalire alla struttura dell'organo e, con opportuni accorgimenti, anche alla sua funzionalità.
Nel caso specifico della scintigrafia epatobiliare, il radioisotopo utilizzato è una sostanza (acido iminodiacetico) prodotta dalle cellule delle stesse vie biliari, estratta dagli epatocicti (cellule del fegato) e marcata, cioè precedentemente trattata con una sostanza capace di emettere radiazione (tecnezio 99).
La scintigrafia è una tecnica molto sensibile. É capace di rilevare lesioni molto piccole, come tumori in via di formazione e metastasi (masse tumorali formate da cellule derivanti da un tumore localizzato in un'altra parte dell'organismo).
Si tratta di un esame non pericoloso, perché i radioisotopi utilizzati non possono provocare reazioni allergiche, sono eliminati rapidamente dall'organismo ed emettono radiazioni in minima quantità.
É richiesto il digiuno del paziente da almeno 3 ore.
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