Intervento chirurgico eseguito in caso di ernia iatale e/o malattia da reflusso gastroesofageo non trattabili farmacologicamente.
L'ernia iatale è uno spostamento parziale dello stomaco al di sopra del diaframma (il muscolo che separa gli organi del torace da quelli dell'addome), che può essere presente dalla nascita (congenita) o può essere la conseguenza di un trauma. Sono classificabili due diverse tipologie di ernia iatale:
1) ernia iatale da scivolamento, nella quale la giunzione gastroesofagea (punto di unione tra stomaco ed esofago) ed una porzione dello stomaco si trovano al di sopra del diaframma;
2) ernia iatale paraesofagea, nella quale la giunzione gastroesofagea si localizza nella sua posizione normale, ma una parte dello stomaco risale verso l'esofago.
L'ernia iatale paraesofagea è sempre asintomatica (vale a dire che non provoca particolari sintomi).
L'ernia iatale da scivolamento, invece, in alcuni casi risulta del tutto asintomatica, mentre in altri può dare dolore al torace e può essere associata a malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE o GERD, che è l'abbreviazione del nome inglese della malattia), ovvero alla risalita nell'esofago del materiale contenuto nello stomaco.
Cosa provoca il reflusso? E' la conseguenza di un cattivo funzionamento di una valvola, detta cardias, che si trova tra esofago e stomaco e che impedisce il passaggio del contenuto dello stomaco in esofago.
Anche l'ernia iatale può essere conseguente ad un cattivo funzionamento del cardias.
Pertanto, laddove la terapia farmacologica non fornisce beneficio (particolarmente in caso di ernia iatale paraesofagea, che presenta il rischio di strozzamento, ovvero di costrizione dello stomaco con arresto della circolazione del sangue), si procede all'intervento chirurgico su tale valvola (sutura del cardias). L'intervento è eseguito in laparoscopia, meno traumatica per il paziente rispetto all'intervento chirurgico tradizionale. Si tratta, infatti, di una tecnica di chirurgia endoscopica: ci si avvale di sonde dotate di microtelecamere, inserite nell'organismo a seguito di incisioni di piccole dimensioni che consentono di eseguire l'operazione dall'esterno, seguendo le manovre effettuate su un monitor. Con tale procedura si raggiungono due obiettivi: si opera in modo meno cruento e devastante (pertanto, si parla anche di chirurgica mininvasiva) e si raggiunge in maniera precisa il campo operatorio ottenendo un'alta qualità dell'intervento.
La degenza è di 2 o 3 giorni.
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