Il termine dislipidemia indica un'alterazione (aumento o diminuzione) della quantità di lipidi (grassi) circolanti nel sangue. Si tratta, soprattutto, dell'aumento di colesterolo e trigliceridi. Raramente, infatti, si riscontrano nel sangue valori di queste sostanze diminuiti rispetto a quelli normali.
Nel nostro organismo i lipidi svolgono diverse importanti funzioni: sono usati per produrre parte dell'energia necessaria per svolgere tutte le attività del corpo, sono usati per "fabbricare" le membrane delle nostre cellule (strutture che circondano le cellule consentendo loro di scambiare sostanze con l'esterno), sono usati per produrre sostanze che hanno il compito di regolare specifici processi (ormoni), contribuiscono al mantenimento della pressione sanguigna, ecc.. E' chiaro, quindi, che un'alterazione del loro livello può comportare gravi conseguenze per l'organismo.
Come si fa a diagnosticare una dislipidemia? Bisogna eseguire delle analisi del sangue finalizzate alla determinazione dei valori del colesterolo totale e dei trigliceridi. Si ha dislipidemia se i livelli determinati sono superiori a 200 mg/dl per il colesterolo totale o a 150 mg/dl per i trigliceridi.
Nel sangue il colesterolo può circolare libero o trasportato da lipoproteine, che sono particelle sferiche formate da proteine e grassi. Tra le lipoproteine sono particolarmente ricche di colesterolo quelle dette LDL ("Low Density Lipoprotein"), che trasportano il colesterolo LDL o colesterolo "cattivo" dal fegato ai vari tessuti e quelle dette HDL ("High Density Lipoprotein"), che trasportano il colesterolo HDL o colesterolo "buono"nel percorso inverso, favorendone la trasformazione in altre sostanze. In termini più semplici, si potrebbe dire che il colesterolo HDL è definito "buono" perchè le lipoproteine HDL lo portano dalla periferia del corpo verso il fegato rimuovendolo, entro certi limiti, dalle pareti dei vasi sanguigni; le LDL, invece, gli fanno fare il percorso contrario, portandolo dal fegato ai vasi, ovvero comportandosi in modo "cattivo".
I trigliceridi sono un'importante fonte di energia per il nostro organismo (la più grande riserva di lipidi) e rappresentano quasi il 90% dei grassi ingeriti con gli alimenti. Vengono costruiti nel fegato ed il loro livello nel sangue aumenta quando ci si alimenta con un eccesso di grassi o di carboidrati (zucchero, pane, pasta) e di alcool, in quanto il fegato trasforma queste sostanze in grassi.
Perché si può avere una dislipidemia? Solitamente, si tratta dell'inevitabile conseguenza di un'alimentazione errata. Alternativamente, può essere la conseguenza di particolari malattie, come l'ipotiroidismo (malattia della ghiandola tiroide causata da una produzione di ormoni troppo bassa) o di una predisposizione familiare.
Quali sono i pericoli connessi alla dislipidemia? L'aumento del colesterolo (particolarmente quello "cattivo") e dei trigliceridi nel sangue espone al rischio di aterosclerosi (alterazione della struttura delle arterie) ed alle malattie ad essa correlate come l'infarto cardiaco (morte delle cellule del miocardio, il muscolo del cuore, in conseguenza all'arresto del flusso sanguigno).
Cosa fare per trattare eventuali livelli elevati di colesterolo e di trigliceridi? Bisogna regolare l'alimentazione in modo da ridurre l'assunzione di grassi, evitando, dunque, burro, panna, salumi, carni (maiale) e formaggi grassi e limitando il consumo di alcool. L'alimentazione dovrà basarsi sul consumo di olio d'oliva, carni magre (pollo, tacchino, vitello, coniglio), frutta, verdura e legumi. E' consigliabile, inoltre, abolire il fumo, controllare la pressione, svolgere attività fisica, dimagrire (se si è in soprappeso). Qualora questi accorgimenti non siano sufficienti a ridimensionare il problema, si può ricorrere alla terapia farmacologica, ovviamente su consiglio e controllo del medico curante.
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