La carie è una malattia multifattoriale, che cioè vede la artecipazione di più componenti: batteri, residui alimentari e la condizione dei tessuti dentali. Lo zucchero degli alimenti viene metabolizzato da alcuni batteri presenti sui denti e trasformato in prodotti di degradazione acida che demineralizzano lo smalto creando una cavità: è la progressiva distruzione del dente. Le cause della carie possono essere anche altre: la scorretta posizione dei denti, il malfunzionamento delle ghiandole salivari, la cattiva igiene orale, l'età, l'ereditarietà o l'alimentazione.
L'evoluzione della carie porta alla distruzione del dente.
Sul dente si forma una pellicola prodotta dalla saliva. Nella pellicola cominciano a proliferare colonie di batteri. In questo modo nasce la placca, che subisce un repentino processo di maturazione dovuto a mutamenti metabolici e ambientali che avvengono al suo interno. Questo microambiente determina una serie di reazioni metaboliche acide: alcuni batteri della placca, come lo streptococco mutans, in presenza di zuccheri, producono acidi. Quando la creazione di questi acidi non è più compensata e controllata dai meccanismi di difesa salivare, allora il pH usata in chimica (che è una grandezza per esprimere il grado di acidità o di basicità delle soluzioni) della bocca si abbassa al di sotto di 5,6.
In questa circostanza gli acidi generano sulla superficie dello smalto un'area di demineralizzazione. Quindi lo smalto si rompe e col tempo sono attaccati gli strati superficiali della dentina.
É così che inizia la carie dentale.
Prima fase: la carie attacca lo smalto. Può non esserci dolore. L'azione distruttiva passa inosservata.
Seconda fase: la carie attacca la dentina. C'è dolore al contatto con gli zuccheri, con i cambiamenti di temperatura o con la semplice pressione dei cibi esercitata durante la masticazione.
Terza fase: la carie ha distrutto smalto e dentina. Raggiunge la polpa (pulpite): c'è dolore pulsante, soprattutto di notte. A questo punto possono verificarsi due evoluzioni.
Prima evoluzione: i tessuti reagiscono in modo acuto. Sotto la radice c'è pus. Il dolore si fa intenso. Il soggetto colpito non può stringere le mascelle e ha la sensazione che il dente si sia allungato.
Seconda evoluzione: i tessuti reagiscono in maniera più blanda. Questa evoluzione è definita cronica. La polpa si necrotizza, le tossine escono dalla radice, l'organismo reagisce formando una barriera che cattura i batteri: è il granuloma, che può restare "inattivo" per anni. Periodicamente, però, il granuloma può "svegliarsi" causando gonfiore e talora, febbre.
Il granuloma può anche comparire all'esterno (fistolizzazione) con conseguente fuoriuscita di pus. Ai raggi X l'area interessata dal granuloma appare scura e con contorni netti, rotondeggianti.
Nell'adulto e nell'anziano la carie ha un'evoluzione più lenta. Per questo motivo una persona giovane deve sottoporsi più di frequente alla visita di controllo del dentista. Ricordiamo che un incidente di natura traumatica può provocare la nècrosi (o morte) del dente e successiva formazione del granuloma. In genere, quando riguarda i denti anteriori, ci accorgiamo della necrosi perché questi cambiano colore diventano più scuri.
Al primo sintomo è bene recarsi immediatamente dal dentista.
|