Esame di laboratorio eseguito sul sangue della gestante tra la quindicesima e la ventesima settimana di gravidanza.
Il tri-test serve a determinare le concentrazioni nel sangue di tre sostanze: l'alfafetoproteina (detta anche AFP) che, prodotta dal feto, passa nel circolo sanguigno della madre attraverso la placenta; la frazione libera della gonadotropina corionica prodotta dalla placenta (detta anche free-bHCG); l'estriolo libero (UE3), anch'esso prodotto dalla placenta.
Se si evincono valori bassi di AFP e di free-bHCG associati a valori molto alti di UE3 è molto probabile che il bambino sia affetto da sindrome di Down (malattia genetica, comunemente nota come "mongolismo", per via delle particolari caratteristiche del corpo associate) e, conseguentemente, può essere opportuno eseguire opportune ricerche genetiche, ad esempio attraverso l'amniocentesi.
Se, invece, si evincono contemporaneamente valori di AFP, di free-bHCG e di UE3 inferiori almeno alla metà di quelli normali, il feto potrebbe essere portatore della sindrome di Edwards, malattia ad esito infausto caratterizzata dalla trisomia (cioè la presenza di un cromosoma in più a livello di una certa coppia di cromosomi) del cromosoma 18.
Il tri-test non comporta rischi né per la futura mamma, né per il bebè.
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