In caso di necessità, gli organi in cui il ferro è depositato lo cedono alla transferrina, che lo trasporta ai vari tessuti dell'organismo. Ogni molecola di transferrina può legare al massimo due atomi di ferro e la misurazione della "saturazione della transferrina" (cioè il quantitativo di ferro che essa può legare) è un esame molto importante per stabilire lo stato del ferro di un individuo. Infatti, se tale indice è inferiore al 18% si ha uno stato ferro-carenziale, mentre se è superiore al 50% si è di fronte ad un sovraccarico di ferro.
Il valore della transferrina aumenta durante la gravidanza, in caso di anemie sideropeniche (dovute, cioè, a carenza di ferro), di siderocromatosi (rara malattia legata al metabolismo del ferro) ed in seguito alla somministrazione regolare di anticoncezionali.
Diminuisce, invece, nei neonati, negli anziani, in caso di nefrosi (malattie renali), di insufficienza renale cronica (condizione in cui i reni hanno perso la capacità di svolgere le loro funzioni), di atransferrinemia congenita (mancanza di transferrina, una malattia genetica rarissima) e di ipoprotidemia (diminuzione della quantità delle proteine del sangue).
L'esame si effettua mediante un prelievo di sangue, preferibilmente a digiuno da almeno 8 ore.
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