Sono le prove eseguibili per attestare la presenza di allergia alimentare.
Tra i vari test possibili ci sono i seguenti.
1) Cutireazione: consiste nell'applicare una goccia di estratto allergenico (cioè della sostanza per la quale si sospetta allergia) sulla cute dell'avambraccio, facendola penetrare negli strati superficiali della pelle tramite la punta di un apposito strumento molto piccolo (lancetta sterile). In caso di allergia, entro 15-20 minuti dall'esecuzione del test si ha la comparsa di un ponfo (rigonfiamento simile alla puntura di una zanzara).
2) Prist Test ovvero dosaggio delle IgE (anticorpi) totali: si determinano le IgE totali nel sangue. Il rilevamento di valori alti indica uno stato allergico (dopo aver escluso infezioni da parassiti, cause anch'esse di aumento di tali livelli), ma non può essere usato nella diagnosi di specifiche allergie. Inoltre, un riscontro di valori normali non esclude la diagnosi di allergia.
3) Rast Test ovvero ricerca di IgE specifiche: viene eseguita lasciando reagire in provetta estratti di alimenti sospetti con il plasma (frazione liquida del sangue) del paziente. In presenza di allergia, gli anticorpi presenti, specifici per quell'alimento, reagiscono producendo una reazione misurabile precisamente con strumenti di laboratorio.
4) DBPCFC Test ovvero test di provocazione orale in doppio ceco contro placebo: è l'arma migliore per una corretta diagnosi. Questo test, effettuato in strutture protette per far fronte ad eventuali reazioni avverse, consiste nel somministrare al paziente l'alimento sospetto sotto forma di budino (o capsula o altro manufatto), insieme con un altro budino privo della sostanza. Nemmeno il medico sa dove si trovi il potenziale allergene, in modo da evitare l'effetto-suggestione. Viene, quindi valutata la risposta del paziente all'assunzione di tale sostanza.
5) Test DRIA, una procedura indolore basata sulla risposta muscolare alla somministrazione di alimenti. Il test si effettua ponendo a contatto della mucosa sublinguale (sotto la lingua) una sequenza di piccole dosi di alimenti. Il medico stimola il muscolo quadricipite femorale (muscolo situato nella parte davanti della coscia) del paziente mentre un computer ne registra la forza. La diminuzione della forza muscolare in riflesso alla sostanza somministrata indicherà la presenza di un'intolleranza alimentare. Da sottolineare che questo test è basato su procedure poco scientifiche e fornisce risultati alquanto discutibili.
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