Il monitoraggio dei potenziali evocati uditivi è un parametro importantissimo per la valutazione dell'organo dell'udito.
Il paziente indossa delle cuffie. Dopo avergli applicato alcuni elettrodi al lobo dell'orecchio ed alla fronte, si inviano alle sue orecchie, attraverso le cuffie, suoni con particolari caratteristiche.
Si tratta di un esame non doloroso né pericoloso.
Il paziente deve rimanere ben fermo e rilassato al buio o nella penombra per alcuni minuti.
Un computer registra le risposte elettriche che i suoni producono nell'orecchio interno e che successivamente percorrono il nervo acustico e le vie nervose per raggiungere i centri uditivi del cervello.
In questo modo si ottengono importanti informazioni per comprendere la causa di una perdita dell'udito di origine nervosa, ovvero per verificare se il paziente è affetto da una malattia del labirinto (parte dell'orecchio), del nervo acustico o dei centri nervosi e per escludere la presenza di un neurinoma (tumore maligno) del nervo acustico.
I potenziali evocati uditivi sono utilizzati anche per la diagnosi di sordità dei bambini. Per far restare immobili i bambini molto piccoli si ricorre a sedazione o ad anestesia. In questi casi l'indagine viene completata anche con l'elettrococleografia, che rileva l'attività elettrica del nervo uditivo.
L'esame dura circa 40 minuti.
|