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Morbo di Parkinson

Malattia che procura la degenerazione della funzione nervosa. Generalmente, colpisce i soggetti maschi di età superiore ai 50 anni, si manifesta lentamente e con sintomi poco evidenti ed ha un decorso progressivo, caratterizzato da un graduale decadimento delle condizioni e della qualità della vita. La caratteristica principale è la perdita dell'equilibrio nei movimenti. Si ha una alterazione dei neuroni (cellule nervose) di alcuni gangli (che sono associazioni di cellule nervose) che si trovano alla base del cervello. Ciò provoca la diminuzione della concentrazione della dopamina, che è un neurotrasmettitore (cioè una sostanza chimica prodotta dalle cellule nervose e responsabile della propagazione dell'impulso nervoso), con conseguente alterazione del meccanismo con cui sono trasmessi gli impulsi nervosi. Il Parkinson presenta principalmente tre sintomi, che, generalmente, interessano un solo lato del corpo: il tremore, la rigidità e la lentezza dei movimenti (bradicinesia). Il tremore di solito compare quando il paziente è a riposo e scompare quando questi compie un movimento netto, come ad esempio afferrare un oggetto. La rigidità, che è un effetto dell'aumento del tono muscolare, riduce la possibilità di compiere i movimenti, soprattutto quelli degli arti e del tronco. Ad essa consegue il fatto che i malati di Parkinson si muovono con passi piccoli e veloci, mantenendo il capo piegato per bilanciare la sensazione che hanno di stare per cadere in avanti. La bradicinesia riguarda i movimenti che richiedono particolare manualità. Progressivamente tali movimenti diventano sempre più lenti ed impediti, al punto da trasformarsi in difficoltà di linguaggio, inapacità di scrivere, ecc.. Per la diagnosi del Parkinson si esegue una visita neurologica finalizzata all'accertamento della sussistenza di almeno due dei sintomi caratteristici. Con opportuni esami, come la tomografia a emissione di positroni (PET) e la risonanza magnetica nucleare (RMN), successivamente, si studia l'attività della regione cerebrale interessata dalla malattia. Con esami farmacologici, infine, si verifica l'efficienza dei recettori per la dopamina. La ricerca sul Parkinson segue due indirizzi: la riduzione della degenerazione del tessuto cerebrale (cioè la neuroprotezione), che ha portato alla sperimentazione di un potente antiossidante (che è il glutatione) e la possibilità di ristabilire le funzioni perse, che si potrebbe avere, tra l'altro, con l'impiego di fattori neurotrofici (delle sostanze che intervengono nella crescita del sistema nervoso al livello dello sviluppo fetale). Controllo dello specialista neurologo.



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