Nel sangue la coagulazione rappresenta la fase finale dell'emostasi, che è il processo attraverso il quale di verifica l'arresto spontaneo di un'emorragia. La coagulazione consiste in una complessa serie di reazioni chimiche il cui risultato globale è la trasformazione di una sostanza presente nel plasma (la parte liquida del sangue), chiamata fibrinogeno, in una proteina insolubile, detta fibrina. Successivamente la fibrina precipita (cioè solidifica) dando luogo a filamenti che, intrecciandosi fra loro, vanno a formare una rete nella quale restano impigliate le cellule del sangue a formare una robusta chiusura della ferita (cioè il coagulo).
Le reazioni chimiche della coagulazione necessitano dell'intervento di alcuni fattori, tra i quali alcuni vengono prodotti dai tessuti danneggiati e dalle piastrine ed altri sono già presenti nel sangue. É necessario anche l'intervento di alcune sostanze che regolano l'emostasi, tra cui l'eparina prodotta dal fegato e la vitamina K.
L'analisi del sangue consente di valutare la capacità di coagulazione di un paziente. A tal fine si effettua la determinazione di alcuni parametri specifici come il PPT, il tempo di coagulazione ed il fibrinogeno.
Il PTT (che è l'abbreviazione di "tempo di tromboplastina parziale") dà un'indicazione del tempo di formazione del coagulo; ha valori normali compresi tra 30 e 40 secondi.
Il tempo di coagulazione riguarda tutto il tempo della coagulazione, fino alla fase finale di contrazione dell'ammasso di fibrina; ha valori normali compresi tra 6 e 12 minuti.
Il fibrinogeno ha valori normali compresi tra 200 e 450 mg/100 ml di sangue.
Le alterazioni del meccanismo della coagulazione danno luogo a malattie dette globalmente coagulopatie.
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