Oltre ad un esame di base, costituito dall'ispezione, la palpazione e la delimitazione dell'area del cuore attraverso la percussione, l'auscultazione del tono cardiaco e la misurazione del polso, in sede di visita cardiologica, generalmente, si ricorre all'elettrocardiografia, che consente di individuare possibili alterazioni del ritmo del cuore ed anche la presenza e la sede di eventuali disfunzioni del miocardio (muscolo del cuore) e delle coronarie (che sono le arterie che portano il sangue al muscolo cardiaco).
Si esegue, dunque, un elettrocardiogramma o ECG, ovvero una registrazione grafica dell'attività elettrica del cuore, ottenuta collegando a determinate parti del corpo una serie di elettrodi. In condizioni normali, il grafico ottenuto (tracciato) presenta tre fasi caratteristiche:
1) l'onda P, che corrisponde all'attività elettrica degli atri (cavità superiori del cuore),
2) il complesso QRS, che corrisponde alla propagazione dell'impulso elettrico nei ventricoli (cavità inferiori del cuore),
3) l'onda T, che indica il ritorno dei ventricoli alla condizione iniziale.
In caso di malattie cardiache, queste fasi possono risultare alterate; quindi, da un elettrocardiogramma si possono ricavare utili informazioni per la diagnosi di anomalie della funzionalità del cuore.
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