É l'abbreviazione di toxo-test. Si tratta di un esame del sangue eseguito per la diagnosi della toxoplasmosi, molto importante per le donne, viste le complicazioni che tale malattia può provocare al feto. La toxoplasmosi è una malattia infettiva comune nell'uomo ed in molti animali (soprattutto i gatti), provocata da un microrganismo (Toxoplasma gondii). Il toxo-test, permette di classificare le donne in tre classi: "protetta", "suscettibile" o "a rischio". L'infezione provoca la formazione nel corpo di immunoglobuline specifiche (anticorpi): nella prima fase della malattia (quella pericolosa per il bambino che dovrà nascere) vengono prodotte IgM, successivamente (in una fase meno rischiosa) gli anticorpi prodotti sono di classe IgG. Il toxo-test permette quindi di verificare l'assenza o la presenza di anticorpi, e, in questo secondo caso, di evidenziare se si è ancora in una fase a rischio o se invece la donna è da considerarsi protetta. Se la condizione della donna non è nota prima della gravidanza, allora il test deve essere eseguito durante la gravidanza, con la prima serie di esami del sangue entro le prime otto settimana. Se la donna è protetta (ha le IgG) il test non deve più essere ripetuto. Nel caso in cui invece la gestante sia "suscettibile", e quindi non abbia le IgG né le IgM, deve eseguire almeno altri due controlli nel corso della gravidanza, a 20 e 36 settimane, per escludere la possibilità di essersi infettata successivamente al primo test. Nel caso in cui il secondo o il terzo test diano come risultato la presenza di anticorpi IgM, bisogna procedere immediatamente s test sul sangue più sofisticati sia per accertare la diagnosi sia, eventualmente, per stabilire una terapia. Se l'infezione è confermata, il nascituro, anche se apparentemente sano, dovrà essere seguito per almeno tutto il primo anno di vita da un centro specializzato per poter escludere eventuali danni al cervello o alla vista che insorgano nei mesi successivi.