E' un esame di laboratorio di analisi cliniche. Consiste nella verifica dell'eventuale permanenza nel sangue del virus dell'epatite C (HCV ovvero "Hepatitis C Virus"), una malattia infiammatoria del fegato di origine infettiva.
Il virus HCV attacca le cellule del fegato e circola nel sangue. Se le analisi del sangue evidenziano la presenza di HCV associata ad un aumento delle transaminasi (gruppo di enzimi presenti nell'organismo umano che stanno ad indicare la presenza di particolari malattie), il paziente è affetto da epatite C cronica (che, a lungo andare, può portare ad un danno irreversibile del fegato). Tale malattia solitamente non provoca particolari sintomi oppure presenta sintomi lievi e aspecifici. Se i sintomi si manifestano, infatti, possono assomigliare a quelli dell'influenza: affaticamento, nausea, dolore muscolare e articolare, febbre, ai quali può aggiungersi l'ittero, ovvero la comparsa di una colorazione giallastra degli occhi e/o della pelle.
In ogni caso i sintomi compaiono molto tardi (dopo dieci, vent'anni o più) rispetto al momento in cui è avvenuta l'infezione. Il virus dell'epatite C si trasmette tramite sangue o fluidi corporei infetti; quindi la malattia può essere contratta o tramite trasfusioni di sangue o dei suoi derivati (cioè per via parenterale), o per via per cutanea, cioè attraverso la pelle, in seguito all'impiego di aghi o strumenti infetti.
Sono comportamenti a rischio: manicure e pedicure, tatuaggi e piercing eseguiti con strumenti non ben sterilizzati; i rapporti sessuali non protetti (soprattutto nel caso di più partner); lo scambio di rasoi, spazzolini da denti, forbici, ecc..
Sono categorie a rischio: i tossicodipendenti e gli ex-tossicodipendenti; i soggetti che hanno subito trapianti, donazioni di sangue, interventi chirurgici o odontoiatrici prima del 1990 (allorché non vigeva ancora un fervido controllo sul sangue e sui derivati del sangue da utilizzare per le trasfusioni); i soggetti che hanno numerosi partner.
L'epatite C può essere diagnosticata con un semplice esame del sangue prescritto dal medico.
In particolare, il test immunoematologico (ELISA) rileva la presenza di anticorpi diretti contro il virus dell'epatite C nel sangue, che eventualmente si legherà al suo specifico antigene, ovvero la sostanza estranea all'organismo che, introdotta in esso, stimola, a scopo di difesa, la produzione di un anticorpo, capace di annientarla.
Il presupposto è effettuare un prelievo di sangue; si tratta, dunque, di un esame di breve durata, non doloroso e non pericoloso. Il sangue è purificato dai globuli rossi e bianchi, ottenendone la frazione liquida (siero) che è fatta reagire con l'antigene (virus); quindi, se ci sono gli anticorpi, si legheranno all'antigene. A questo punto s'immette un secondo anticorpo, ricavato da un animale, che va a dirigersi contro l'anticorpo umano del siero. Questo anticorpo animale, però, è legato a un enzima (una particolare proteina), che è in grado di reagire con opportune sostanze chimiche colorandole. E' proprio questa colorazione che ne rende possibile l'identificazione.
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