Esame di laboratorio eseguito sul sangue della gestante.
Il test serve a determinare le concentrazioni nel sangue di quattro sostanze:
1) l'alfafetoproteina (detta anche AFP) che, prodotta dal feto, passa nel circolo sanguigno della madre attraverso la placenta;
2) la frazione libera della gonadotropina corionica prodotta dalla placenta (detta anche free-bHCG);
3) l'estriolo libero (UE3), anch'esso prodotto dalla placenta;
4) l'inibina, che è un ormone che partecipa, con modalità a tutt'oggi non completamente definita, alla regolazione del ciclo mestruale.
Mentre l'inibina è implicata nella regolazione dei processi della gravidanza, l'AFP, la bHCG e l'estriolo libero (tri-test) forniscono indicazioni circa l'opportunità di approfondire, o meno, le indagini su possibili anomalie cromosomiche del feto.
Se si evincono valori bassi di AFP e di free-bHCG associati a valori molto alti di UE3 è molto probabile che il bambino sia affetto da sindrome di Down (malattia genetica, comunemente nota come "mongolismo", per via delle particolari caratteristiche del corpo associate) e, conseguentemente, può essere opportuno eseguire opportune ricerche genetiche, ad esempio attraverso l'amniocentesi.
Se, invece, si evincono contemporaneamente valori di AFP, di free-bHCG e di UE3 inferiori almeno alla metà di quelli normali, il feto potrebbe essere portatore della sindrome di Edwards, malattia ad esito infausto caratterizzata dalla trisomia (cioè la presenza di un cromosoma in più a livello di una certa coppia di cromosomi) del cromosoma 18.
Il test non comporta rischi né per la futura mamma, né per il bebè.
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