Gli accessi venosi sono dispositivi (cateteri, aghi o sistemi) usati per introdurre nelle vene, e di lì alle cavità del corpo, liquidi (farmaci, sangue, ecc.) per lungo tempo. Possono essere usati anche per eseguire ripetuti prelievi di sangue.
Per i neonati o i bambini nati prima dei "regolari" nove mesi (pretermine) la via di accesso più utilizzata è la vena ombelicale, che nella vita uterina porta il sangue arterioso (ricco di ossigeno) dalla madre (placenta) al feto e che penetra, attraverso l'ombelico, nel corpo del feto. Questa vena è facilmente reperibile e può tollerare la permanenza di un catetere (tubicino attraverso cui somministrare i liquidi o da cui prelevare sangue) per 10-15 giorni, dopodiché insorge il rischio di gravi infezioni.
Negli altri casi si utilizzano le vene centrali, che si trovano nel torace in continuità diretta con l'atrio destro del cuore e che forniscono la via più breve per l'inserzione di un catetere venoso centrale, vale a dire un tubicino la cui punta è posizionata nella vena cava superiore, nella vena cava inferiore o nell'atrio destro.
I cateteri venosi sono adoperati particolarmente nei seguenti casi:
1) somministrare grosse quantità di liquidi o sangue;
2) fornire accesso a lungo termine per trasfusioni di sangue, emoderivati, ecc.;
3) somministrare farmaci dannosi per le vie periferiche, come il cloruro di potassio;
4) eseguire ripetuti prelievi sanguigni.
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