La cistografia è un esame radiologico che studia la vescica urinaria.
L'esame consiste nell'esecuzione di radiografie della vescica riempita con un mezzo di contrasto iodato, vale a dire una sostanza che rende visibile ai raggi X la vescica.
Non è richiesta una particolare preparazione del paziente.
Nei pazienti giovani (meno di due anni) di sesso maschile e con alterazioni strutturali critiche dell'apparato urinario, si esegue, però, la cistografia diretta o a vuoto (vale a dire senza mezzo di contrasto).
In alcuni casi il contrasto è somministrato in vena ed eliminato dai reni (cistografia discendente). Solitamente, però, si esegue la cistografia retrograda o ascendente, che prevede l'inserimento di un catetere vescicale (tubicino introdotto in vescica) attraverso il quale si provvede alla somministrazione del mezzo di contrasto; pertanto, può risultare fastidioso.
Quando si esegue la cistografia minzionale oltre alla vescica, si studia anche l'uretra (il "canale" che collega la vescica all'esterno).
Questo esame è molto utile per individuare alterazioni della forma della vescica, come avviene nei pazienti affetti da ipertrofia prostatica (malattia dovuta ad un ingrossamento della prostata, una ghiandola che produce parte dello sperma; provoca un ostacolo all'emissione dell'urina, che, conseguentemente, ristagna nella vescica). E' utile anche per diagnosticare la calcolosi urinaria (formazione di calcoli all'interno dell'apparato urinario dovuta a depositi di calcio o di altri minerali), tumori ed alterazioni congenite (cioè, presenti fin dalla nascita). La cistografia minzionale, in particolare, è utile per lo studio di ostruzioni del canale uretrale, di incontinenza urinaria (incapacità di trattenere le urine) e di prolasso (fuoriuscita dalla sua cavità naturale) della vescica.
La cistografia retrograda richiede sempre importanti precauzioni, per evitare il rischio di infezioni.
Come si esegue una cistografia? La prassi è diversa a seconda che si tratti di cistografia discendente o ascendente. Nel primo caso, s'inietta per via venosa un radiofarmaco, ossia un materiale radioattivo (che, cioè, emette radiazioni). Dopo circa due ore il radiofarmaco arriva ai reni insieme al sangue e, poi, è eliminato attraverso le urine. Lo strumento rileva le radiazioni emesse ed elabora delle immagini (scintigrafia) indicative dello stato di funzionalità dei reni, le cui cellule hanno grossa affinità per il radiofarmaco. In caso di cistografia retrograda, dopo che il paziente ha svuotato la vescica, il medico introduce una sonda (catetere) nel canale urinario per qualche centimetro ed inietta il mezzo di contrasto nella vescica. Quando la vescica è piena, si scattano alcune radiografie per verificare un possibile reflusso dell'urina. Il medico, quindi, toglie la sonda ed esegue altre radiografie, mentre il paziente urina e dopo che ha terminato. La durata media dell'esame è circa mezz'ora.
Talvolta, può essere utile l'uso di un secondo mezzo di contrasto (solitamente aria), che serve a distendere meglio la vescica.
|