Misurazione dell'udito dei bambini. L'audiometria infantile può essere soggettiva od oggettiva. 1) Audiometria soggettiva: chi esegue l'esame si basa sulle risposte del bambino, che partecipa attivamente ad esso; il bambino, infatti, è sottoposto a particolari test ideati appositamente per valutare le sue reazioni al suono. Esami di questo tipo si possono effettuare anche in età fetale (cioè quando il bambino è ancora nel "pancione" della mamma) e neonatale (cioè poco dopo la nascita). In età fetale l'invio al feto, tramite il ventre materno, di un suono di una certa intensità consente di studiarne le reazioni, valutando l'aumento di frequenza del battito cardiaco, oppure, i movimenti. Tutto ciò attraverso l'ecografia, una tecnica che utilizza gli ultrasuoni (che sono particolari onde sonore non percepibili dall'orecchio umano) e che fornisce immagini che, interpretate dal personale addetto, sono indicative di eventuali anomalie riscontrate. L'audiometria fetale è riservata ai soggetti a rischio (ad esempio nei casi di sordità ereditaria). In età neonatale le metodiche utilizzate sono diverse. Si tratta di test di vario tipo che hanno come tratto comune il fatto di dover essere effettuati da personale specializzato, capace di catturare l'interesse dei bambini. 2) Audiometria oggettiva: non richiede la partecipazione del bambino. Le risposte relative allo stimolo sono indipendenti dalla sua volontà di partecipazione; pertanto, l'audiometria oggettiva è particolarmente indicata per valutare l'udito dei bambini che non possono o non vogliono collaborare con chi esegue l'esame audiometrico. In tal caso ci si avvale di tecniche specifiche, tra cui sono particolarmente diffuse l'impedenzometria e l'audiometria a risposte elettriche (o potenziali evocati acustici).